A cura di Giulia Massetto
Chi mi conosce sa che amo il true crime e, nel tempo, ascoltando diversi podcast e documentari, mi sono resa conto che la mia attenzione è volta principalmente non solo all’indagine, ma a tutto quello che posso definire “l’apparato emotivo” che sta dietro un atto delittuoso.
È per questo che “Direful tales” è il podcast che ascolto da più tempo: la sua creatrice, Valentina Poddighe, sa senza dubbio rettificare una vera e propria anatomia emozionale dei suoi protagonisti, ad ogni caso che ci racconta. Oltre ad essere diventata un’amica preziosa, è da lungo tempo una compagna di quotidianità per me. La sua voce, poi, sta facendo letteralmente innamorare tante, tante persone. Eccola con noi, oggi, nel salotto di Coven Riunito, per parlarci di lei, del suo progetto consolidato “Direful tales” e di quelli in cantiere.
G. Ciao Vale, grazie di essere qui con noi! Come stai?
V: Molto bene, sono emozionata di questa intervista perchè sono una fan di Coven Riunito quindi yay!
G. Come ti descriveresti in tre aggettivi?
V: Strana, impacciata e iperattiva.
G. Anche tu, come me, sei cresciuta a pane, “X– files”, “Piccoli Brividi” e “Chi l’ha visto”?
V: Ovvio, e ne vado fiera! Posso dire tranquillamente di essermi nutrita di pop culture weird, horror e di fantascienza per anni e anni fino ad essere diventata una creatura stramba che vive nel suo mondo alternativo.
G. Parliamo un po’ del tuo podcast di punta, “Direful tales”. Hai voglia di raccontarci come è nato questo progetto e quali sono state le tappe della sua straordinaria evoluzione?
V: Beh sarebbe più giusto dire che Direful Tales è stato abortito e poi partorito in più occasioni. Tutto ha avuto origine al mio arrivo a Los Angeles nel 2013. Lessi sul giornale del ritrovamento sul tetto di un hotel in centro di un cadavere di una giovane studentessa..e lì’ entrai in fissa con la notizia. Non potevo sapere che il caso di Elisa Lam sarebbe diventato così virale a livello internazionale, fatto sta che per me il Cecil Hotel diventò un’ossessione e nel 2015 iniziai a fare delle live su un’app di nome Periscope, in cui parlavo alla gente dei misteri della città e delle vibrazioni inquietanti che mi trasmetteva quell’albergo.
In pochissimo tempo la live si riempì di italiani curiosi e in meno di due settimane arrivai ad avere centinaia di persone connesse per guardarmi parlare in diretta dei crimini e dei misteri di Los Angeles. Avevo dato un nome al programma: DIREFUL TALES, mi ero ispirata ai penny dreadful, ovvero i racconti horror che venivano venduti per le strade della Londra di fine 800 per un penny.
Lavorando a Hollywood però, il tempo libero diventò sempre più misero e così fui costretta ad interrompere le trasmissioni. Tentai di riprendere “Direful Tales” in formato podcast nel 2017 ma ancora una volta il mio lavoro principale si mise di mezzo e dovetti rinunciare.
Posso dire quindi che una cosa buona della pandemia è stata la possibilità di avere il tempo necessario per partorire una volta per tutte questo figlio che oggi è diventata la mia vita.
G. Sono sempre stata curiosa di sapere con che criterio scegli i casi da portare. Dimmelo, ti prego, o va a finire che non dormo più.
V: Vado molto ad emozione, purtroppo quando si tratta di raccontare gli orrori della realtà che ci circonda la scelta è ampia…diciamo che mi lascio comandare dal caso che in quel momento mi prende lo stomaco.
G.Raccontaci un po’ di come nasce un episodio, dalla ricerca delle informazioni, di come vai ad assemblare tutto il materiale, la registrazione e la pubblicazione.
V: Non ho una regola precisa, lavorando appunto di pancia è difficile mantenere una routine precisa. Posso benissimo trovare un caso, iniziare a scriverlo e poi abbandonarlo per tre mesi perché non ne avverto più le sensazioni.
Di base però, la mia quotidianità è completamente immersa nella costante ricerca. Dagli articoli internazionali, video su youtube, documentari, cronaca locale e internazionale, sentito dire…tutto per me è una possibile pista.
Quando trovo qualcosa che mi accende la lampadina mi ci lancio a capofitto. Le ricerche possono durare mesi come tre giorni. La fase di scrittura è molto dinamica e onestamente sofferta…a volte dura anche una settimana. Registrare e montare invece è molto veloce perchè ho l’assistenza di Nicola Patelli che è l’editor e il sound designer del podcast.
G. Questa è una domanda che farò a qualsiasi podcaster che passerà nel nostro salotto immaginario. C’è qualcosa in particolare, un fattore, una variabile, un aspetto che fa sì che tu ti immerga nel caso con una curiosità “morbosa”? In parole povere… Cos’è quella cosa che ti manda in pappa il cervello?
V: Ho una curiosità morbosa verso la psicologia criminale. Quando un caso è particolarmente crudo vengo stuzzicata dal pensiero che si cela dietro l’efferatezza, ho bisogno di capire, di sentire, di vedere ciò che vede il killer o la vittima.
G. Cos’è che rende complicata la ricostruzione e la narrazione di un caso? Che tipo di difficoltà si possono incontrare nel tuo lavoro?
V: Sicuramente la veridicità di ciò che si legge. Soprattutto per i casi italiani cerco di prestare estrema attenzione ai dettagli in quanto , parlando di crimini nel nostro paese, non so mai chi sia all’ascolto e non voglio rischiare di ferire qualcuno che potrebbe essere particolarmente legato alla vicenda. Inoltre non mi piace dire cose sbagliate anche se ammetto che è capitato in passato, non sono infallibile.
G. Come me, tu hai un’empatia e una sensibilità molto forti. Per questo ti chiedo: c’è stato qualche caso che ti ha messa in seria difficoltà, o ti ha particolarmente toccata fino a portarti alle lacrime?
V: Ho sofferto molto raccontando il caso di Sylvia Lykens. Sono stata malissimo per settimane. Piangevo e avevo gli incubi. Ci ho messo un po’ per riprendermi.
G. Qual è l’obiettivo principale di “Direful tales”? Credo che questo tipo di podcast non sia mero intrattenimento, ma ci sia qualcos’altro… Cosa ne pensi?
V: Indubbiamente al di là dell’intrattenimento c’è il bisogno di informare il prossimo su determinate situazioni che per quanto assurde a volte possono risuonare come un campanello nelle vite di chi ascolta. Chi ad esempio vive una relazione tossica o un abuso domestico ritrova spesso un qualcosa di simile nel proprio vissuto…e ascoltare il risvolto tragico può svegliare dal torpore. Cruda come mossa? indubbiamente sì! Ma ritengo che sia meglio conoscere la verità che aspettare pazientemente il peggio per parlare di una vicenda.
G. “Direful tales” non è l’unico progetto che hai a monte. Vuoi dirci qualcosa anche su “Caro diario” e “Questo podcast non esiste”?
V: Beh sì, Caro Diario è stato il primo podcast parallelo. Io e Nicola abbiamo preso i diari di alcuni serial killer e li abbiamo trasformati in episodi. E’ un podcast particolarmente cruento e per ragioni di censura e difficoltà di reperimento del materiale lo abbiamo dovuto abbandonare.
Questo podcast non esiste invece è la nostra medicina. Una fiction sci fi comedy nata per sganciare la nostra quotidianità dalla pesantezza emotiva del true crime. Anche questo è un progetto che è nato in collaborazione con Nicola, senza il quale davvero non potrei nulla… e per completare il quadro, Mattia, in arte Dimensional Bleed, il nostro stupendo compositore che si occupa delle musiche e delle grafiche.
G. Sei un’autrice di podcast, ma presti anche la voce per le parole degli altri: hai infatti dato vita all’audiolibro “Prova a non dormire” di Manlio Castagna e regali la tua voce anche nei momenti di lettura condivisa (grazie per esserti dedicata anche a me, a proposito!) e nelle presentazioni dei libri. C’è qualche emozione particolare che provi nel dare tridimensionalità alle parole degli altri? Come è stato realizzare che proprio nella tua voce era la tua strada?
V: Credo di non averlo ancora realizzato ahahahaha! L’emozione cambia ogni volta…forse il mio punto di forza è che mi immedesimo facilmente e quindi ogni live, ogni audiolibro, ogni lettura condivisa…non è mai uguale, è come se fossi attraversata da diverse persone.
Come se in ogni occasione, prestassi il mio corpo al fantasma di turno, così da permettergli di raccontarsi per un attimo.
G. Tu ti avverti come una “donna scura”? Mi spiego meglio: credo che per affrontare gli argomenti che narri ci voglia una gran componente documentaristica, ma anche un “lato oscuro”, chiamiamolo così. Cosa ne pensi? Ti senti un po’ attratta da questa sorta di buio?
V: Siamo tutti attratti in qualche modo da ciò che ci spaventa e ci è estraneo. Da piccola ero terrorizzata dal buio, crescendo ho imparato che affrontandolo poteva nascondermi da chi voleva farmi del male sotto la luce del sole.
G. Definisci il tuo concetto personale di orrore.
V: Il voltarsi dall’altra parte ed il godere della sofferenza altrui.
G. Vuoi raccontarci qualcosa dei tuoi progetti in cantiere? Cosa bolle in pentola?
V: Questo lunedì uscirà il nostro primo podcast d’indagine che si chiamerà 24 PASSI – LA PALOMA BLANCA, una storia complessa che ci porta dalla tenerezza di un bambino che gioca nella neve all’inferno del manicomio criminale. E’ un lavoro al quale tengo immensamente e che spero possa portare un messaggio profondo a chi ascolta.
Sto anche pianificando altri due podcast da far uscire SPERO entro primavera 2025.
G. Hai un messaggio per chi ti ascolta nei tuoi podcast? Hai un messaggio per tutte le streghe di Cover Riunito?
V: Se vogliono vedervi bruciare, fate in modo di accendere un fuoco talmente grande da dipingere di rosso la luna.
Ciò che amo di Valentina è il suo essere autentica, anche quando l’essere autentici può fare male e generare repulsione. Adoro la sua capacità di trasmettere la paura, l’orrore, ma anche l’attenzione per ciò che di buono può uscire dalle terribili storie che racconta. “Direful tales”, “Caro diario” e “Questo podcast non esiste” sono disponibili in tutte le principali piattaforme d’ascolto! Vi invitiamo caldamente a conoscere ed immergervi in questi tre macro mondi, senza dimenticare che fra qualche giorno potremo scoprire anche “24 passi – La Paloma Blanca”.
Grazie Valentina per essere stata qui con noi, adesso vediamo di organizzare quella famosa gita a vedere le mummie.